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Provincia Autonoma di Trento - Innovazione

 
 
 
 
 



 

Qual è la situazione sul riuso dei dati aperti tra le imprese in Europa?

L'European Data Portal ha pubblicato in questi giorni uno studio che analizza come le organizzazioni, principalmente quelle del settore privato, usino gli Open Data, e quali modelli di business siano stati sviluppati relativamente al loro riuso. Le barriere individuate e le raccomandazioni proposte sono allineate con quanto emerge, in piccolo, dalla nostra esperienza nel progetto Open data in Trentino.

REPORT EDP

L'attività economica delle aziende europee che lavorano con gli Open Data è principalmente basata sull'analisi e sul trattamento dei dati. E' questo quello che emerge dal report recentemente pubblicato dall'EDP. La fonte di guadagno principale è relativa alla fornitura di servizi ai clienti (ad es. consulenza per trasformare dati grezzi in informazioni importanti o la fornitura di Software as a Service (SaaS) per trattare e analizzare dati), seguita dalla vendita di prodotti. La clientela è diversificata: aziende, amministrazioni, utenti.
Attualmente solo una parte marginale del fatturato di queste organizazioni (principalmente start-up) è legato agli Open Data, ma ci sono buone aspettative per un aumento nei prossimi due anni: una organizzazione su cinque prevede che in questo periodo tale quota aumenti tra l'11% e il 60%, due rispondenti su cinque prevedono un aumento di almeno il 61% annuale.

E' interessante notare come la maggior parte di coloro che hanno risposto all'inchiesta si identifichi nella figura dell'"aggregatore", il cui compito è quello della raccolta e aggregazione di dati. Ciò è indicativo della crescita in questi anni del settore "infomediary" e della grande necessità di intermediari dei dati che si occupino della loro raccolta e pulizia affinchè essi possano poi essere utilizzati per ottenere informazioni o creare servizi e applicazioni.

Gli open data vengono utilizzati sia come core business (per aziende più giovani) sia per ottimizzare i processi aziendali interni e migliorare i servizi.

Le organizzazioni intervistate sottolineano la scarsa corrispondenza tra i dati che le PA pubblicano (principalmente relativi ad ambiente, al sistema giuridico e alla sicurezza pubblica) e quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno (amministrazione e settore pubblico, economia e finanza, trasporti, registri delle imprese e dati aziendali). Le piattaforme più utilizzate per avere accesso ai dati aperti sono quelle nazionali, ma la seconda strategia più utilizzata è ancora quella di rivolgersi alle amministrazioni pubbliche stesse, quasi a dimostrare la preferenza a cercare il dato da una fonte vicina a dove esso viene prodotto.

Alla luce di tutto ciò, le principali barriere allo sviluppo del mercato, individuate all'interno nel report, possono essere sia di tipo esterno sia interno. Nel primo caso si tratta principalmente di:

  • scarsa qualità dei dati. E' questa la barriera citata più di frequente che può riguardare sia l'aggiornamento del dato o la scarsa granularità, sia lo stato dei metadati;
  • eccessiva eterogeneità dei dati, sia relativamente al formato sia alla struttura dei contenuti;
  • dispersione dei dati su numerosi portali con diverse piattaforme, interfacce e lingue.

Le barriere interne riguardano la sempre maggiore necessità di portare all'interno dell'azienda competenze relative all'universo della data science.

Le raccomandazioni che vengono formulate, sia per il settore pubblico sia per il privato, sono le seguenti:

  • Far crescere la consapevolezza riguardo al tema degli Open Data, affinchè il settore pubblico possa migliorare la qualità dei propri dati e il settore privato comprendere maggiormente le potenzialità di questo universo;
  • Indivuare, nel settore privato, nuovi modelli di business relativi agli Open Data, progettandoli sulla scorta di necessità reali vissute dai clienti;
  • un allineamento più efficace, da parte della PA, tra la propria strategia di pubblicazione dei dati e le esigenze specifiche degli utenti, dando priorità a certi domini e lavorando sulla qualità di dati e metadati forniti. Si suggerisce di fare riferimento a standard europei come quello del DCAT application profile e quelli sviluppati dal programma ISA della Commisione Europea (su questi punti il progetto Open Data in Trentino è allineato con un progetto relativo a DCAT_AP e uno relativo al programma ISA2);
  • Centralizzare gli Open Data, sia a livello nazionale, sia, preferibilmente, europeo.

L'analisi si è basata su una iniziale raccolta delle storie di circa 100 organizzazioni che trasformano dati aperti grezzi in servizi e prodotti. Queste le caratteristiche principali delle aziende rispondenti:

  • provengono da 21 nazioni, di cui 6 non europee (Spagna e UK sono sovrarappresentate nel campione, probabilmente per il buon livello di maturità di queste nazioni nell'ambito degli OD);
  • lavorano principalmente nell'ICT;
  • l'85% è nato dopo il 2000 e il 28% dopo il 2014;
  • il 60% conta da 0 a 5 addetti (dato probabilmente dovuto anche alla maggior ritrosia da parte delle grandi aziende nel comunicare come creano valore con gli Open data)

Successivamente sono state svolte delle interviste in profondità ai rappresentanti di 33 organizzazioni e infine sono state intervistate 100 persone per un'inchiesta finale.

Si stima che le dimensioni del mercato relativo agli Open Data possano aumentare del 36,9% dal 2016 al 2020 fino a un valore di 75,7 miliardi di EUR nel 2020. Si prevede che le occupazioni direttamente collegate all'universo dei dati aperti possano crescere dai 75 mila posti nel 2016 ai circa 100 mila nel 2020. Entro lo stesso anno, il riuso degli Open Data dovrebbe favorire un risparmio nei costi per il settore pubblico per un totale di 1,7 miliardi di euro.

A fronte di questi dati, dall'EDP dichiarano il duplice obiettivo dello studio: da una parte, fornire ai "data providers" un'immagine più chiara sull'utilizzo dei dati aperti che possa rappresentare una traccia per strategie più efficaci di pubblicazione dei dati; dall'altra, aumentare la base di conoscenza sul potenziale degli Open Data per la società attraverso il racconto di storie che diano risalto alla varietà nelle diverse esperienze di valorizzazione dei dati.

 

(fonte dell'infografica: EDP)

 
 
 
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